lunedì 25 gennaio 2016

Recensione di "Steve Jobs"

La recensione di "Steve Jobs" (2015)




Il giornalista e scrittore Walter Isaacson nel 2011, poche settimane dopo la morte di Steve Jobs ne pubblica la biografia, da questo libro viene liberamente ispirata la magnifica sceneggiatura di impianto teatrale scritta da Aaron Sorkin, conosciuto negli ultimi anni per l’altra sceneggiatura imperniata sul mondo dell’informatica, ossia The Social Network sulla figura del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg.

Lo sceneggiatore ha deciso di parlare di questi due personaggi molto diversi tra loro, per storia, ceto e diversi momenti storici, ma che hanno in comune una grande visione del futuro e dei bisogni del pubblico unita ad una grandissima ambizione.
Questo film ha avuto una genesi molto caotica, le cui caratteristiche sono emerse a causa delle famose e-mail intercettate e pubblicate lo scorso anno, prima la società di produzione doveva essere la Sony cha avrebbe voluto alla regia David Fincher e come protagonista Leonardo Di Caprio, successivamente dopo la defezione di quest’ultimo si pensa a Christian Bale, e successivamente c’è il cambio di produzione con il passaggio alla Universal, viene indicato Danny Boyle alla regia e Michael Fassbender come protagonista.

Aaron Sorkin divide il film principalmente in tre atti, tre momenti in cui vediamo Steve Jobs presentare al mondo i suoi prodotti, prima nel 1983 lo vediamo mostrare per la prima volta il computer Macintosh, nel 1988 il NexT e per ultimo l’I-mac, ma quello che realmente importa è quello che accade prima dell’entrata in scena di Steve Jobs. Quando l’imprenditore interpretato da un grandioso Michael Fassbender, che seppur non rammentando fisicamente l’uomo che interpreta, acquisisce con la propria fisicità le movenze di Steve Jobs, noi vediamo il geniale guru dell’informatica non l’attore, e questo è chiaramente il migliore complimento che possiamo fare ad uno dei massimi attori del mondo.

Troviamo tutti questi protagonisti nel backstage di ogni presentazione, perché rappresentano le istanze emotive di Jobs persona, ognuno di loro chiede al magnate qualcosa, giusta o meno la richiesta e la risposta, ne risulta un uomo sin da giovane maniaco del controllo che forse non avendone avuto fin dalla nascita cerca di averlo nell’unica cosa vera e reale della sua vita i congegni che realizza durante tutta la sua vita, ma come sempre c’è qualcosa che non può controllare con la sua deformazione della realtà ossia sua figlia, che lo ama, naturalmente, ma il suo amore viene frustrato in maniera anche crudele da suo padre. Ma anche in questo caso troviamo un’evoluzione nel loro rapporto che rappresenta la parte migliore dell’uomo ed è commovente assistere alle interrelazioni tra padre e figlia.
Steve Jobs è circondato dai suoi collaborati, prima fra tutti Joanna Hoffman una maestosa Kate Winslet, che è l’anima e la coscienza di Steve Jobs, che crede nell’umanità e sensibilità dell’uomo all’interno di una personalità votata a captare cosa vuole il pubblico e la migliore maniera per ottenerlo; Chrisanne l’ex fidanzata, interpretata da una brava Katherine Waterston, madre della figlia a lungo negata di Steve Jobs, Lisa; Steve Wozniak con il volto del bravo ed inedito Seth Rogen, Andy Hertzfeld l’ingegnere dl software con il volto di Michael Stuhlbarg e il Ceo di Apple e figura paterna per Jobs John Sculley, con il volto dell’ottimo Jeff Daniels.


Da ultimo vorrei parlare del ruolo svolto da Danny Boyle alla regia, il quale si è completamente nascosto dietro alla sceneggiatura blindata di Sorkin, non troviamo i suoi guizzi stilistici, la sua originalità ed in questo risiede a mio avviso l’unica nota dolente di un film che è ottimo, ma forse ci si sarebbe potuto aspettare qualche guizzo in più!

Voto 8,50

Gina Carlini


venerdì 15 gennaio 2016

Reazione sulla candidatura agli Oscar

Il Los Angeles Times ha contattato Michael Fassbender subito dopo la candidatura agli Oscar. Ecco la breve intervista fatta a caldo



Dove ti trovavi quando sono state annunciate le nomination?
Ero seduto sulla sedia del trucco. Stiamo finendo "Assassin's Creed" [in Gran Bretagna] ... oggi è il mio ultimo giorno, mentre domani è l'ultimo giorno per il film.

Quali scene hai girato oggi?
Non so se ho il permesso di dirlo! E' un pò un lavoro di rifinitura -- Scatto tra due personaggi Callum Lynch e Aguilar.

Parlaci di tutti i dialoghi che hai dovuto imparare per "Steve Jobs"
La sfida iniziale è stata di prendere tutte quelle parole e rompere lo schema. Aaron [Sorkin] scrive in una certa cadenza e questo aiuta. Quindi bisogna ripetere diverse volte per entrarci. E poi devi recitarci durante il giorno. Danny [Boyle] ha impostato parte delle prove per esplorare questi ritmi. 

Hai mai incontrato il co-fondatore della Apple Steve Jobs?
No. In realtà non lo conoscevo. 

Non molte persone hanno visto "Steve Jobs". Forse gli Oscar cambieranno questo.
Spero che questo sarà il caso. Penso che il film resisterà al tempo. -- se viene fruito nei cinema e in video on demand.



Vietato prendere, anche in parte.Rispettate il lavoro altrui


Gianluca "Gian" Ercoli

lunedì 4 gennaio 2016

Recensione di "Macbeth"

"Macbeth" di Justin Kurzel

Michael Fassbender è il protagonista della celebre e magnifica tragedia Shakespiriana tra pochi giorni nelle nostre sale, ma questo progetto è nato prima nelle menti dei produttori della Film 4 subito dopo l’uscita in sala di Shame, sempre prodotto da loro. Infatti, proposero subito il ruolo all’attore tedesco - irlandese, ma quest’ultimo non si riteneva pronto in quel momento per imbarcarsi in un’impresa del genere così prese tempo per cercare il regista giusto che avesse la corretta visione del personaggio e della tragedia. Le cose cambiarono quando Michael Fassbender vide Snowtown primo lungometraggio del regista australiano e dopo averlo conosciuto gli propose il progetto di Macbeth. L’approccio fondamentale a questo film è la psicologia di Macbeth, signore di Glamis, e di sua moglie Lady Macbeth, in quanto entrambi i personaggi sono estremamente provati dalla durezza della loro vita, il primo come soldato, la seconda a causa sia dalla lontananza perpetua del marito sia dalla mancanza di figli, infatti il film si apre con il funerale di un loro bambino. L’incipit ci fa inoltrare pesantemente nella fragilità interiore in cui entrambi i protagonisti si trovano. Il punto di vista di Justin Kurzel è appunto che Macbeth soffra di un disturbo post traumatico, come ne soffre ogni soldato che combatte una guerra per mesi, ma questo tipo di approccio non è distante dal testo di Shakespeare, in quanto nella tragedia sono descritti degli stati emotivi inquietanti del signore di Glamis che soffre di allucinazioni e di stati emotivi non propriamente equilibrati, che guidati dalla sua profonda ambizione lo portano ad operare quelle scelte che ne decreteranno l’autodistruzione in un vertice inarrestabile. La bravura del regista australiano, che ricordiamo al suo secondo lungometraggio, è stata di lasciare il testo praticamente intatto togliendo soltanto un paio di scene che non alterano in alcun modo il testo nel suo corpus principale; inoltre, questo rende omaggio alla bellissima terra di Scozia che è un vero e proprio protagonista del film, aiutando la messa in scena e gli attori a dare profondità e contrappunto visivo alle emozioni dei propri personaggi grazie a quel territorio aspro, duro, ma bellissimo proprio grazie ai colori resi benissimo dalla fotografia che muterà nel corso della visione proprio per esprimere i quanto accade nell’interiorità dei personaggi. Michael Fassbender è semplicemente perfetto nell’esemplificare la forza, l’energia prima del combattente e poi la forza dell’ambizione e dell’auto convincimento di questo personaggio e della sua corsa ineluttabile verso la follia e la distruzione, ma è accompagnato da un’altrettanto convincente e bravissima Marion Cotillard che regala sfumature particolari al suo personaggio donando un’umanità e spessore al personaggio di Lady Macbeth. Da lodare anche per performance di Paddy Considine nel ruolo del fedele Banquo e di Sean Harris in quelli di Macduff, Jack Reynor è Malcolm e Re Duncan David Thewlis. Voto 8
Gina Carlini